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Liguria, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plants e coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell'Orto e Museo Botanico dell'Ateneo.

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“In ambito ecologico è noto che, all'aumentare dell'area disponibile, aumenta anche il numero di specie – spiega Peruzzi – Pertanto, quando si parla di ricchezza floristica, non basta riferirsi al numero di specie presenti, ma bisogna anche tenere conto dell'ampiezza del territorio. Il fenomeno, modellizzabile con funzioni matematiche, è noto col nome di Relazione Specie-Area (acronimo SAR, Species-Area Relationship, in inglese) ed è sullo studio di questa relazione nella flora italiana che si è basata la nostra ricerca”.

Dai risultati emerge così che le regioni più ricche di flora sono Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria sono le più povere. Considerando solo le specie autoctone, la classifica varia leggermente: il Trentino-Alto Adige esce dai primi posti e terzo sul podio arriva l’Abruzzo, mentre resta tutto invariato in coda. Per quanto riguarda infine le specie aliene, le regioni più ricche sono Liguria, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, mentre Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Puglia sono le più povere.

“Abruzzo, Valle d'Aosta e Molise sono regioni di particolare interesse naturalistico poiché mostrano una ricchezza floristica autoctona superiore all'atteso e una aliena inferiore – dice Peruzzi – Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano invece problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa alle invasioni biologiche, poiché in queste regioni tali rapporti sono invertiti. In particolare, la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che in questa regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più aliene dell’atteso”.

"Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302mila km2 dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la Relazione Specie-Area per l'intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene – aggiunge Marco D'Antraccoli, curatore dell'Orto Botanico dell’Università di Pisa – in questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame".

"L'utilità di questo studio va oltre il poter confrontare in modo oggettivo la ricchezza floristica delle varie regioni italiane, ricavandone una sorta di ‘classifica’ – conclude Lorenzo Peruzzi – Infatti, per la prima volta abbiamo ricavato delle costanti specificatamente calibrate per il territorio italiano che consentiranno d'ora in poi agli studiosi di calcolare agevolmente il numero di specie di piante vascolari attese per una data area".

Oltre a Lorenzo Peruzzi e Marco D'Antraccoli, hanno collaborato alla ricerca Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario del Museo Botanico dell’Università di Pisa, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell'Università di Camerino, e Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

 AAAAAbotanici-cover_vert.jpg“Botanici italiani. Cinque secoli di Botanica in 280 biografie” (Ets 2023) è l’ultimo libro del professore Lorenzo Peruzzi, direttore dell’Orto e Museo Botanico e presidente di Sistema Sistema Museale di Ateneo. A partire dall’antesignano Plinio il Vecchio, il volume offre una carrellata di ritratti che va dal XVI al XX secolo passando per nomi quali Leonardo da Vinci e Luca Ghini che a Pisa a Pisa fondò il primo orto botanico accademico al mondo, con scopi di ricerca e didattica.

Pubblichiamo di seguito la presentazione a firma del professore Alessandro Chiarucci, presidente della Società Botanica Italiana.

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L’autore di questo libro, il Prof. Lorenzo Peruzzi, è certamente uno dei botanici più attivi di questo Paese. Un collega stimato e anche un amico con cui, in questi anni, ho condiviso tante idee per sviluppare progetti di ricerca, ma anche per far riconoscere il valore della botanica e il ruolo dei botanici.

Troppo spesso, si usa il termine “botanico” per indicare in modo generico diverse persone, che possono spaziare dall’appassionato di erbe selvatiche, al giardiniere o all’agronomo. Il botanico non è nessuna di queste figure, o meglio non basta essere una di queste figure per essere botanico. Per diventare botanico, nel nostro paese, non esiste un percorso canonico predefinito, ma si parte da percorsi formativi di ambito scientifico in cui si apprendono conoscenze sulla biologia, l’evoluzione, la sistematica, la biogeografia e l’ecologia delle piante. Ma talvolta diventano botanici persone che hanno svolto studi in percorsi diversi, ad esempio quelli più tecnici. Insomma, si può essere botanici partendo da strade diverse, ma è necessario dedicare tanta attività di studio alla comprensione scientifica di questi diversificati organismi.

In Italia abbiamo avuto una ricca storia di studi botanici, contribuendo in modo significativo allo sviluppo delle conoscenze globali su piante, alghe, funghi e licheni. Si tratta di organismi diversi tra loro, studiati da persone con diverse conoscenze, ma tutti riconoscibili come botanici o botaniche. La “casa comune” della Botanica ha ospitato, e continua ad ospitare, persone con interessi focalizzati su svariati aspetti di organismi così diversi. Ma, come in tutte le cose umane, è la qualità delle persone che fa la differenza. Anche la Scienza è fatta di persone, e sono necessarie persone di qualità per fare scienza di alto valore. La Botanica non fa eccezione ed è arrivata dove è arrivata grazie a persone spesso eccezionali, dei cui meriti dobbiamo avere memoria. Sulle spalle dei giganti si vede lontano, dice una nota massima.

Il libro Botanici italiani di Lorenzo Peruzzi raccoglie una serie di biografie di persone che hanno rivestito un ruolo importante per lo sviluppo e l’accumulo di conoscenze botaniche, molti dei quali sono stati dei veri e propri giganti. Da Plinio il Vecchio e Leonardo da Vinci, fino a colleghe e colleghi dei nostri giorni. L’autore ha avuto il grande merito di raccogliere brevi, ma precise biografie di ben 280 personalità botaniche del nostro paese, rendendo disponibile a tutti le informazioni sulla loro vita, i loro studi e il loro contributo allo sviluppo della Botanica.

Come Presidente della Società Botanica Italiana sono orgoglioso che la comunità botanica nazionale sia costruita su radici culturali così profonde e diversificate e non posso che ringraziare Lorenzo per aver realizzato una opera che celebra queste persone, a cui tanto dobbiamo in termini di conoscenza e di progresso scientifico.

Alessandro Chiarucci
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Presidente della Società Botanica Italiana

Visitare l’Orto e Museo Botanico di Pisa significa incontrare piante di provenienti da tutto il mondo, uno spettacolo in continuo divenire che muta ad ogni stagione: le piante che si possono osservare al loro meglio non sono sempre le stesse durante tutto l’anno. Si tratta di un patrimonio da rispettare e tutelare, anche con particolari avvertenze e informazioni utili per la visita nei mesi più caldi, a cominciare dal nuovo orario estivo. Dal 13 luglio al 5 settembre l’Orto e Museo Botanico di Pisa sarà aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 20 con l’ultimo ingresso consentito alle 19, fermo restando possibili chiusure parziali o totali per fenomeni meteorologici intensi (forti precipitazioni, forti raffiche di vento).
Durante la visita è bene inoltre tenere presente che se molte piante appaiono secche o mancanti è per motivi naturali legati al loro ciclo vitale. Rispettarli fa parte della specifica missione dell’Orto botanico, così come un uso consapevole delle risorse idriche.

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“Per il clima mediterraneo, esasperato ogni anno dai cambiamenti climatici in corso, ci troviamo di fronte ogni estate a una grave carenza di acqua, sia in termini di qualità che di qualità – fanno sapere dall’Orto – La nostra missione è utilizzare questa fondamentale risorsa nel modo più parsimonioso, anche per ragioni di etica sociale. Pertanto, nonostante l’impegno del nostro staff orticolturale, durante i mesi estivi le nostre piante in coltivazione sono sottoposte a maggiore stress”.

Coscienti di queste avvertenze, se nelle giornate estive si vuole sfuggire alla folla di Piazza dei Miracoli, una visita all’Orto Botanico rappresenta un respiro nel verde. A pochi passi dalla Torre pendente, passando da via Santa Maria e via Luca Ghini, si trova così un luogo in mezzo alla città pieno di bellezza calma e sospesa dove passeggiare lontano dai rumori fra il fruscio delle foglie degli alberi secolari.

 

Secondo una statistica della LIPU ogni anno, in Italia, sono circa 15 milioni gli uccelli che muoiono in collisioni contro i vetri. Una strage a cui l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha voluto porre rimedio rinnovando il look delle sue serre maggiori. Da oggi, infatti, la “serra delle succulente” e quella “tropicale” hanno delle nuove vetrate a “pois”, che aiuteranno l’istituzione a tutelare le circa 50 specie di uccelli che qui trovano condizioni ecologiche favorevoli per tutto l’anno, grazie all’ampia disponibilità di cibo, come frutti, semi, insetti e altri piccoli invertebrati.

“L’Orto e Museo Botanico, oltre alle piante in coltivazione per scopi scientifici e didattici, rappresenta una piccola oasi verde di biodiversità spontanea, anche animale, nel cuore del tessuto cittadino – commenta Lorenzo Peruzzi, Direttore dell’Orto e Museo Botanico – È nostro dovere tutelarla e sono pertanto molto orgoglioso e soddisfatto di questa iniziativa, in grado di rendere meno impattanti per l’ambiente le nostre serre”.

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“Il problema delle collisioni mortali tra uccelli e vetri è noto da tempo e si deve al fatto che gli uccelli in volo non sono in grado di riconoscere la presenza di un eventuale ostacolo trasparente, sia che rifletta il cielo o permetta di vedere quello che c'è dietro – spiega Leonardo Cocchi, naturalista e Vice Curatore dell’Orto Botanico – Per questo, basandoci sui più moderni studi mirati proprio alla prevenzione di questi impatti, abbiamo deciso di marcare l’intera superficie delle vetrate mediante l'applicazione di un reticolo a maglia regolare di dischi adesivi. La loro presenza sulle serre permetterà agli uccelli di percepire l'ostacolo in tempo e di poter così cambiare direzione”.

“Questa soluzione è stata progettata di concerto con la Direzione Edilizia dell’Ateneo – conclude Cocchi – Test sperimentali hanno, infatti, dimostrato che i reticoli punteggiati sono più efficaci delle silhouette adesive degli uccelli rapaci, che vengono spesso utilizzate, ma che non impediscono le collisioni tra una sagoma e l’altra”.

Fondato 480 anni fa dal naturalista, medico e botanico Luca Ghini (1490–1556), quello pisano è il primo orto botanico universitario del mondo. È un’istituzione rivolta e finalizzata alla ricerca, didattica, divulgazione e conservazione in ambito botanico. La popolazione degli uccelli cambia nell’arco dell’anno, comprendendo specie residenti, svernanti o presenti solo durante la migrazione primaverile e autunnale. Di seguito dieci specie meritevoli di essere ricordate per vari aspetti, quali la grande dimensione (Airone cenerino Ardea cinerea), le vocalizzazioni peculiari (Assiolo Otus scops, Picchio verde Picus viridis), il canto prolungato (Capinera Sylvia atricapilla, Codirosso comune Phoenicurus phoenicurus), la colorazione vistosa (Upupa Upupa epops, Cinciarella Cyanistes caeruleus, Cardellino Carduelis carduelis), l’elusività (Codibugnolo Aegithalos caudatus, Fiorrancino Regulus ignicapilla).

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